GRANDE TORINO, 4 MAGGIO 1949: STRAGE DI SUPERGA - A 64 anni esatti dallo schianto di Superga, ricordiamo quel terribile pomeriggio, che ha cancellato una delle formazioni più forti nella storia del calcio italiano.
“Tremenda sciagura per lo sport italiano e per il giornalismo sportivo – L’aereo del Torino reduce da Lisbona precipita e si incendia mentre sta arrivando a Mirafiori – Tutti i giocatori, i dirigenti e tre giornalisti deceduti – L’urto fatale contro la Basilica di Superga”. Questi i titoli con i quali la ‘Gazzetta dello Sport’ presenta la strage che cancella per sempre il Grande Torino.
Ma facciamo un passo indietro… Dopo il pareggio nella sfida-scudetto giocata contro l’Internazionale, Ferruccio Novo autorizza i suoi a partire per Lisbona, per rispondere all’invito del Benfica che celebra con questo match l’addio al calcio giocato di Francisco Ferreira. Impegno concordato da capitan Mazzola con lo stesso Ferreira: unica condizione imposta dal presidente non perdere a Milano, mettendo al sicuro il quinto titolo consecutivo; obiettivo raggiunto, quindi…si può partire. Per la cronaca la gara amichevole si chiude con un 4-3 a favore del Benfica, agevolato da una certa benevolenza, come imposto dal copione, da parte della squadra ospite.
Il giorno seguente si rientra in Italia. Il trimotore FIAT G-212 parte da Lisbona alle 9:45 e compie uno scalo tecnico a Barcellona alle 13:15. Le condizioni atmosferiche in Piemonte sono pessime; si potrebbe optare per un atterraggio all’aeroporto Malpensa di Milano, dove la visibilità è più favorevole. La volontà degli illustri passeggeri di rientrare in fretta a casa fa la differenza (alcune teorie, mai dimostrate con prove concrete, sostengono si trattasse della necessità di nascondere qualche traffico illegale), si fa rotta verso Torino. Alle 16:55 il pilota Luigi Meroni annuncia l’atterraggio entro 15 minuti; alle 17:01 chiede l’angolo di rotta alla torre di controllo.
4 maggio 1949, ore 17:05: il terribile schianto contro i muraglioni del giardino della Basilica di Superga, spazza via in un solo colpo il Grande Torino.
Trentuno le vittime della strage. Giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emilio Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Pietro Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Jiulius Schubert. Staff tecnico: Ernest Egri-Erbestein, Leslie Lievesley, Ottavo Cortina. Dirigenti: Rinaldo Agnisetta, Ippolito Civalleri, Andrea Bonaiuti. Giornalisti: Renato Casalbore (‘Tuttosport’),
Luigi Cavallero (‘La Stampa’), Renato Tosatti (‘Gazzetta del Popolo’). Equipaggio: Pier Luigi Meroni, Cesare Biancardi, Antonio Pangrazi, Celeste D'Inca.
Vittorio Pozzo è chiamato al triste compito di riconoscere i cadaveri dei campioni, molti dei quali avevano giocato nella sua nazionale. Questo il commento dello stesso Pozzo nell’articolo pubblicato l’indomani sulle pagine de ‘La Stampa’: “Il Torino non c’è più. Scomparso, bruciato, polverizzato. Una squadra che muore, tutta assieme, al completo, con tutti i titolari, colle sue risèrve, col suo massaggiatore, coi suoi tecnici, coi suoi dirigenti, coi suoi commentatori. Come uno di quei plotoni di arditi che, nella guerra, uscivano dalla trincea, coi loro ufficiali, al completo, e non ritornava nessuno, al completo. E' morto in azione. Tornava da una delle sue solite spedizioni all'estero, dove si era recato in rappresentanza del nome dello sport italiano. Aveva presa la via del cielo per tornare più presto, per far fronte agli impegni di campionato. Un urto terribile, uno schianto — ai piedi di una chiesa, di una basilica addirittura — uno gran fiammata. E poi più nulla. Il silenzio della morte. Era la squadra Campione d'Italia. Era, quasi al completo, la squadra'che rappresentava i colori del nostro Paese nelle competizioni intemazionali.”
Sconforto e incredulità sono i sentimenti che pervadono tutta la penisola. La sera del 4 maggio Camera e Senato sospendono le sedute in segno di lutto. Il giorno seguente migliaia di persone risalgono la collina di Superga. Da qui in poi ‘Superga’ evocherà per sempre la strage e diventerà meta di pellegrinaggio per torinisti e sportivi provenienti da ogni dove. E il Grande Torino sarà leggenda: la squadra più forte che abbia mai calcato i prati verdi italiani chiude la sua avventura con un epilogo tanto tragico quanto epico.
La Federazione decide di assegnare al Torino il quinto scudetto consecutivo, nonostante manchino ancora quattro giornate al termine del campionato. Ferruccio Novo schiera i ragazzi delle giovanili nelle ultime gare, gli avversari fanno lo stesso. I giovani granata onorano la memoria dei Campioni vincendo i quattro incontri e salvando l’imbattibilità casalinga.
Un colpo durissimo per Novo, sotto ogni punto di vista. Scomparso lo squadrone magnificamente costruito negli anni, il presidente tenterà con scarso successo di ricostruire la formazione invincibile nei mesi a seguire. Ma sarà tutto il calcio italiano a risentirne, con la nazionale azzurra pressoché azzerata ad un anno dai primi Campionati Mondiali del dopo-guerra.
Doveroso ricordare le formazioni dei cinque trionfi del Grande Torino:
1942-43: Bodoira, Piacentini, Ferrini, Baldi, Ellena, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
Allenatore: Kuttik (poi Janni)
1945-46: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
Allenatore: Ferrero
1946-47: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola (Menti), Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
Allenatore: Ferrero
1947-48: Bacigalupo, Ballarin, Maroso (Tomà), Grezar, Rigamonti, Castigliano (Martelli), Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II (Ossola)
Allenatore: Sperone
Direttore Tecnico: Copernico
1948-49: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar (Martelli), Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola
Allenatore: Lievesley
Direttore Tecnico: Egri Erbstein
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