La modifica dell'off-side e le lezioni tattiche di Chapman. Il secondo titolo della Juve. La Carta di Viareggio. Lo scudetto revocato al Torino.
Nel corso del 1925, l'International Board apporta una modifica al regolamento del gioco del calcio che sarà decisiva per tutti i successivi sviluppi della tattica a livello internazionale: un giocatore viene d'ora in poi considerato in fuorigioco quando non ha almeno due avversari tra lui e la porta al momento del passaggio, mentre finora dovevano essere tre i difensori per valutare 'in gioco' l'attaccante. In Italia, almeno Nell'immediato, le conseguenze non sono poi così rilevanti, dato che la norma verrà applicata solo a partire dalla stagione 1928-29 e vista anche la non ancora proverbiale sagacia dei tecnici nostrani.
In Inghilterra, invece, c'è chi fa scuola approfittandone per stravolgere l'organizzazione di gioco: Herbert Chapman, giovane tecnico dell'Arsenal, preso atto che utilizzando la classica difesa a 2 di quei tempi si rischiava troppo dopo lo stravolgimento della regola, decide in accordo con i suoi giocatori più rappresentativi di arretrare il centromediano proponendo una difesa a 3. Non è l'unica innovazione del Mister inglese: Champman inventa il 3-2-2-3, con il quale nasce lo stopper, la doppia linea di centrocampo e il tridente d'attacco con un centravanti e due ali. Il modulo di Chapman verrà denominato ‘Sistema’ o anche ‘WM’, in virtù della rappresentazione grafica degli uomini sul campo, dove la W indica la disposizione del reparto avanzato (il centravanti, le due ali ai suoi fianchi e le due mezz’ali alle loro spalle) e la M quella del reparto arretrato (i tre difensori e i due mediani davanti). Cambia completamente il sistema difensivo, con i terzini che ora non sono più battitori liberi da marcature, ma hanno la funzione di contrastare le ali, e il centromediano arretrato (lo stopper) che si occupa del centrattacco avversario.
A tal proposito Mario Sconcerti, nella 'Storia delle idee del calcio', afferma: "Champman inventa il calcio moderno a metà degli anni Venti. All'inizio degli anni Sessanta, Helenio Herrera arrivò in Italia e costruì l'Inter partendo ancora dalle idee di Chapman. Nel maggio del '49 sulla collina di Superga finì l'avventura del Grande Torino, interamente giocata secondo i principi del tecnico inglese".
Ma torniamo alle questioni di casa nostra. I fattacci della finale del 25' spingono molti a chiedere l'istituzione di un girone unico a 16 squadre, con le prime otto classificate nei due raggruppamenti dell'ultimo campionato iscritte alla contesa. Un simile cambio di rotta in corsa non viene accettato dalle società che verrebbero retrocesse d'ufficio e si sceglie quindi di rimandare il tutto alla stagione successiva.
Confermati dunque i due gironi interregionali da 12 squadre ciascuno, nei quali la prima classificata accede alla finale, mentre le ultime quattro vengono retrocesse per completare il percorso delineato. Per il terzo anno consecutivo il Bologna si qualifica per la finale della lega Nord, dove non trova il solito Genoa di Garbutt e De Vecchi, ma la Juventus, nettamente prima con ben 8 punti sulla Cremonese seconda classificata. La doppia finale si chiude anche questa volta con due pareggi. Necessaria una terza gara, giocata a Milano e vinta dai bianconeri. La finalissima contro l'Alba Roma si rivela solo una formalità: 12-1 il risultato complessivo a favore dei piemontesi. Dopo ben 21 anni la Juve è per la seconda volta Campione d'Italia.
Nel 1926 il calcio adotta un nuovo regolamento redatto, con il benestare di Mussolini, da una commissione composta da tre esperti. Si tratta della 'Carta di Viareggio' che decreta la definitiva liberalizzazione del professionismo (pur non utilizzando ancora esplicitamente questa definizione) di atleti e tecnici e l'estromissione, sulla spinta della tendenza autarchica del regime fascista, dei calciatori stranieri dal nostro campionato. Viene inoltre nuovamente modificata la formula del massimo torneo, tornando a due gironi, questa volta da 10 squadre ciascuno, con l'epilogo rappresentato da un girone finale con le prime tre classificate di ognuno dei due raggruppamenti; si tratta però per la prima volta di un campionato a livello nazionale, che iscrive ai due gruppi anche le squadre del centro-sud. Leandro Arpinati, podestà della città di Bologna, assume l'incarico di Presidente della Federazione, con immediato spostamento della sede nel capoluogo emiliano. Il calcio è ora sotto il controllo assoluto del Partito Fascista.
Si riparte quindi con l'adozione delle nuove regole con la stagione 1926/27. Le 'magnifiche 6' che si qualificano per il girone finale sono, in rigoroso ordine alfabetico, Bologna, Genoa, Inter, Juventus, Milan e Torino, tutte formazioni del nord, a conferma del divario ancora presente tra settentrione e meridione calcistico. Si impone il Torino, trascinato dal suo regista Adolfo Baloncieri, superando in classifica Bologna e Juventus. Scudetto assegnato ai granata, che però non potranno fregiarsene in futuro. Il 5 novembre 1927 Arpinati comunica la revoca del titolo conquistato dal Toro e la squalifica a vita dei dirigenti della società piemontese e del calciatore juventino Luigi Allemandi. Quali le cause di cotanta severità? Da una segreta indaginefederale, stimolata da una serie di voci che si rimpallavano ormai da mesi, emerge che Allemandi aveva ricevuto una mazzetta di 25 mila lire per favorire il Torino nel derby del 5 giugno, vinto per 2-1 dai granata. Nonostante il terzino bianconero fosse risultato tra i migliori in campo e avesse negato ogni addebito, la confessione del dottor Nani, consigliere del Torino e le ammissioni dell'intermediario incaricato dell'illecita trattativa, avevano fatto luce sull'accaduto. Ecco il comunicato ufficiale: "Il Direttorio federale, accertato anche per con fessione del dottor Nani, consi gliere del Torino, che egli ha versato al signor Gaudioso, pu re confesso, lire 25.000 destina te a taluno dei giocatori della Juventus per assicurare illegitti mamente al Torino la vittoria nella gara del 5 giugno, delibera di togliere al Torino il titolo di campione assoluto d'Italia, per l'anno sportivo 1926-27". Il titolo del '27 resterà vacante, nonostante diversi tentativi di
riaprire del caso negli anni successivi. Arpinati rinuncia alla tentazione di assegnare lo scudetto al 'suo' Bologna, secondo in classifica, non azzardando una mossa che avrebbe messo a rischio la sua credibilità. Un'importante lezione strategica che, 79 anni dopo, il commissario Guido Rossi non avrà l'accortezza di seguire.
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