La costruzione del dream team granata. Il progetto di Ferruccio Novo. La grande campagna
acquisti del Torino. Prima ‘doppietta’ in Italia.
Il primo successo di quello che nell’immediato dopo-guerra diventerà il “Grande Torino” arriva nel campionato del 1942/43. La squadra viene costruita grazie al progetto vincente di Ferruccio Novo, presidente granata a partire dal ’39. Mario Sconcerti ci spiega come Novo pone le basi per i successi degli anni a venire: “Novo fonda un vero e proprio circolo di amici e competenti, quasi un partito opposto (rispetto alla Juventus). Chiama intorno a sé il meglio del torinismo torinese, ha il coraggio e la forza di farne un problema non solo tecnico ma anche ideologico. Prende il calcio da una parte nuova, nazional-popolare e manageriale al tempo stesso. In parole povere, Novo è avanti trent’anni”.
L’impostazione allo squadrone granata viene data da un’insolita triade, composta oltre che dal Presidente da Vittorio Pozzo, sempre vicino alle questioni granata, e dal tecnico ungherese Ernest Erbstein. Pozzo è tra i più ascoltati consiglieri di Novo, sia per l’impostazione dell’organigramma societario che per la campagna acquisti. Erbstein allena il Toro nel ’39, prima di essere costretto rifugiare in patria a causa delle leggi razziali; da Budapest continuerà a tenersi in stretto contatto con la dirigenza granata, rappresentando a metà degli anni ’40 una vera e propria ‘eminenza grigia’ del Torino, sempre in attesa di poter tornare alla conduzione tecnica della squadra.
Dopo aver acquistato Franco Ossola dal Varese nel ’39, Romeo Menti dalla Fiorentina, Pietro Ferraris
dall’Ambrosiana e Guglielmo Gabetto dalla Juventus nel ’41, Novo completa il suo dream team superando la concorrenza della Juventus per assicurarsi le prestazioni delle due mezz’ali del Venezia Valentino Mazzola ed Ezio Loik. Nel 42’ è un altro mister ungherese, Andreas Kuttik, ad impostare la squadra con il Sistema (il WM di Chapman), anticipando una mossa che da lì a poco diverse formazioni avrebbero seguito.
Il primo importante successo del Grande Torino arriva nel derby giocato contro la Juve al Comunale, quindi in trasferta in quanto i granata giocano al Filadelfia. Finisce 2-5: dopo il gol di Ferraris e la doppietta di Menti, sono Loik e Mazzola a rendere trionfale la giornata con due entusiasmanti azioni personali. Nonostante la superiorità tecnica granata sia sotto gli occhi di tutti, a sorpresa il Livorno, a rischio retrocessione nell’annata precedente, riesce a contendere il titolo fino in fondo; in un periodo di stravolgimenti tattici, i toscani restano fedeli al Metodo, ottenendo risultati importanti tra i quali il 2-1 con il quale espugnano il Filadelfia. All’ultima giornata la squadra di Novo, che ha sostituito in panchina Kuttik con Antonio Janni, ha un punto di vantaggio sui rivali e deve vincere a Bari per assicurarsi lo scudetto: il 25 aprile del 43’, nel giorno di Pasqua, un gol di rapina di Mazzola all’87’ laurea il Torino Campione d’Italia, Vittorio Pozzo ci racconta la rocambolesca azione vincente: "Tira Ossola, di destro, con leggera parabola. Testa di Ellena – ché sono tutti lì concentrati in pochi metri quadrati i giocatori delle due squadre – testa di Loik, testa di Gallea, testa di un barese, leggero tocco a mezz’aria di Menutti e, di colpo, Mazzola che piomba sulla palla e tronca ogni discussione e risolve tutto. Il tiro è eseguito di sinistro: la palla si alza di quel tanto che basta per non poter più essere intercettata da nessuno e va a infilarsi in alto nella rete, ben lontana dal braccio sinistro di Costagliola che, del resto, non poteva umanamente vedere il tiro di partenza".
Singolare destino per la rete di Mazzola: in un sol colpo gli consente di trionfare in campionato e di salvare dalla B il ‘suo’ Venezia condannando invece il Bari. I Campioni: Bodoira, Piacentini, Ferrini, Grezar, Ellena, Baldi, Menti II, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II.
Terzo posto per la Juventus, davanti ad Ambrosiana-Inter e Genova. Sesto un decadente Bologna, a pari punti con Bologna e Milan; deludente undicesimo posto per la Roma campione uscente, insieme al Bari retrocede il Liguria. Capocannoniere Silvio Piola.
Il Torino non lascia niente alle avversarie e si aggiudica anche la Coppa Italia, prima squadra in Italia a riuscire nella ‘doppietta’. Il fato mette i gioielli Loik e Mazzola di fronte al loro passato; la finale Torino-Venezia si conclude con un 4-0 che non lascia diritto di replica. Questa partita è l’ultimo scampolo di calcio autentico giocato in Italia, prima che l’Italia venga spezzata in due tronconi dall’armistizio dell’8 settembre.
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